Nel 1826 il baronetto Sir Ferdinand Richard Acton, figlio di
John Francis Edward Acton primo ministro di Ferdinando I di Borbone delle Due
Sicilie, affidò all’architetto napoletano Pietro Valente la progettazione di
una villa in puro stile neoclassico. I lavori furono tutt’altro che semplici a
causa delle continue richieste dell’Acton, tant'è che furono presentate circa
ventidue varianti di progetto. A causa di queste difficoltà i lavori interni e
quelli del giardino furono affidati, nel 1830, al toscano Guglielmo Bechi. Nel
1841 la villa venne acquistata dalla famiglia di banchieri tedeschi von Rothschild,
le cui fortune nel Regno delle Due Sicilie erano strettamente legate a quelle
della famiglia reale dei Borbone. I Rothschild apportarono non poche modifiche
all’edificio sia all’interno, avvalendosi dell’opera di Gaetano Genovesi,
impegnato nei lavori di restauro del Palazzo Reale di Napoli, sia all’esterno
cui aggiunsero, all'estremità settentrionale del parco, la cosiddetta palazzina
Rothschild a tre piani. La nobile famiglia tedesca vi abitò fino all’Unità
d'Italia per vendere poi il tutto agli ultimi proprietari, i principi Pignatelli,
nel 1867, che fecero della villa un vivace centro culturale luogo d'incontro tra intellettuali
e alta aristocrazia napoletana ed europea. Con testamento pubblico del 10
settembre 1952 la principessa Rosina, nata Fici dei duchi di Amalfi, disponeva
il lascito della villa allo Stato italiano affinché fosse trasformata in una casa-museo
destinata a perpetuare il nome del marito Diego Aragona Pignatelli. Assieme
alla villa passava allo Stato anche la ricca collezione di argenti, bronzi,
porcellane, smalti, cristalli, libri e circa quattromila dischi di musica
classica e lirica. A questa donazione se ne aggiunsero altre di nobili
napoletani relative a corrozze e finimenti equestri (fra cui quelle
del marchese Mario d'Alessandro di Civitanova e quelle della famiglia Leonetti
di Santojanni), che dal 2014 costituiscono il Museo delle carrozze di Villa
Pignatelli.
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