Quadreria

Un allestimento di tipo tematico e storico-stilistico lo ritroviamo dalla XIV alla XX sala: in particolare nella stanza della Regina, troviamo dipinti di scuola napoletana risalenti al Sei e al Settecento come “Orfeo”, “Le Baccanti” e “Incontro di Rachele e Giacobbe” di Andrea Vaccaro. Dalla chiesa di Santa Maria del Pianto invece, provengono due grandi pale di Luca Giordano: il “San Gennaro invoca la protezione della Vergine contro la peste del 1656” e a fronte “I santi protettori di Napoli che pregano il Crocefisso”. Nella sala dei Paesaggi, tra i vari dipinti è presente la “Veduta ideata” di Viviano Codazzi e “Vedute dei palazzi reali spagnoli” del pittore di corte Antonio Joli. Nella XVI sala, ornata di stucchi bianco e oro, risaltano i dipinti risalenti alla fase barocca di Luca Giordano come “Venere Amore e un satiro”, di ripresa neo-tizianesca. Nel salone d’Ercole, situato nella XVII sala, i dipinti presenti esprimono gli sviluppi meridionali e romani del caravaggismo: “Giuditta” di Pietro Novelli, “Orfeo” di Gerard Van Honthorst, “La natività” di Stomer e soprattutto “Il ritorno del Figliuol Prodico” di Mattia Preti. Unico nelle collezioni pubbliche napoletane è il dipinto del rubenziano Johann Lis “Trionfo di Davide” di provenienza sabauda. La XVII sala presenta opere prevalentemente di collezione Farnese tra le quali “L’elemosina di santa Elisabetta” e la “Bottega di san Giuseppe” di Bartolomeo Schedoni. La sala XIX è dedicata alla “natura morta” con opere risalenti al Settecento e all’Ottocento, provenienti dalle dimore di campagna e dalle residenze di caccia. L’ultima sala è caratterizzata da calchi di sculture romane nelle nicchie e ornati di stucco bianco e da pareti che presentano una serie di incisioni, delle vignette dei vasi greci della collezione Hamilton, realizzata da Wilhelm Tischbein a Napoli tra il 1791 e il 1795. Su basi e consolles è presente un busto bronzeo di Guglielmo Della Porta raffigurante Antinoo come Dioniso e numerosi altri marmi archeologici di scultori neoclassici. Nel gusto neoclassico degli anni Venti dell’Ottocento è il tavolino di marmi commessi, bronzo patinato e dorato, con piccoli satiri che reggono conchiglie su modelli ercolanensi.